Biografia

Quinto Ghermandi è nato a Crevalcore nel 1916. Morto nel gennaio del 1994 a Bologna.

I primi lavori del Ghermandi risalgono alla fine degli anni Trenta, nelle opere di quel periodo appare chiaro come referente culturale la scultura di Arturo Martini. Espose per la prima volta alla Biennale di Venezia nel 1950 e l’anno seguente partecipò alla VI Quadriennale di Roma con opere legate ancora a una figurazione di tradizione novecentista.

Da questo momento il Ghermandi iniziò a sperimentare nuovi materiali, come il ferro saldato e bronzo. Negli ultimi anni Cinquanta le opere propongono un mondo zoomorfo che risentono delle esperienze di Richier, con legami e aderenze con l’ambiente informale italiano. Nel 1957 lo scultore espose alla mostra 14 + 2, alla quale parteciparono i nuovi artisti informali, sostenuti dal critico Arcangeli. Evidente è il ritorno alla natura inquieta, tormentata, fuori dai confini dell’intelletto. Furono anni di intensa attività.

Nel 1963 ebbe un periodo di ripensamento e sentì l’esigenza di un’ulteriore ricerca espressiva, che lo portò a guardare l’arte egizia e a scegliere la frontalità come punto di vista privilegiato per le proprie sculture. Nacquero così opere come Pepete a piomboIl miro e la goccia. Dalla fine degli anni Sessanta iniziò a lavorare ai giardini, luoghi immaginari e simbolici realizzati in bronzo argentato. Realizzò diverse opere destinate a luoghi pubblici, in cui gli venne data la possibilità di esprimere in grande scala le sue tematiche formali: La fontana dai pomi d’oro (1971) e il Monumento alla Resistenza (1972). Dalla fine degli anni Settanta tornò alle origini riprendendo a lavorare la terracotta e diede spazio alla satira.