Biografia

Nata a Firenze nel 1981, città d’arte e di moda e cresciuta vicino a Prato tra stoffe, scatoline di cartone, fili colorati, manichini, carte, abiti, matite, grucce e quant’altro concorre nella realizzazione di un abito o di un’opera d’arte, che nella sua giocosa creatività di bambina ha indifferentemente sempre mescolato. Elementi inscindibili che per l’artista avevano un’unica base, il disegno, e per questo, il desiderio espresso durante lo spegnimento delle candeline del compleanno, di ventiquattro anni fa, fu esattamente: “voglio saper disegnare”. Se da piccola il suo obiettivo era “creare abiti”, crescendo e scegliendo il Liceo Artistico, per proseguire il percorso scolastico ed artistico, l’obiettivo è stato creare, creare indistintamente, “creare arte”. Con il passaggio all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dopo un anno di durissima ricerca, ha capito che non doveva ignorare le sue sperimentazioni di bambina ed anzi, le dovevo riscoprire. Ad un certo punto della ricerca artistica, dopo aver sovrapposto velature di colori, carte, elementi vegetali e fili sulla tela sentite il bisogno di avere più profondità, sentite il bisogno di dare più spazio e respiro alle stratificazioni che componevano le sue opere. L’artista ha deciso di sfruttare lo spessore del telaio applicando sul retro un pannello di legno e trasformandolo in una sorta di scatola all’interno della quale si aveva lo spazio necessario per porre i vari elementi ed  infine rivestendo la composizione con un velo d’organza. Dal 2001, infatti, ha sviluppato una profonda ricerca sul rapporto contenuto-contenitore che si snoda intorno alla relazione tra opera d’arte e corpo e tra corpo e natura “giocando” con gli oggetti più disparati come terrecotte, vetri, specchi, fibre naturali e sintetiche, che ripone in scatole di legno con immagini alle quali sovrappe, grazie alla trasparenza dell’organza , altre immagini. La spiccata tridimensionalità rafforza il legame tra contenuto e contenitore e sul velo d’organza appaiono immagini e figure che si sovrappongono e instaurano un dialogo con gli oggetti contenuti. Questi ultimi sono talvolta semplicissimi, estrapolati dalla vita di tutti i giorni ed elevati ad oggetto prezioso, a reliquia. Talvolta gli oggetti sono piccole sculture biomorfe o antropomorfe che realizza con i più vari materiali. Il velo d’organza è un abito, una pelle, una protezione, un confine sottilissimo, una membrana osmotica che mette in comunicazione le varie parti. Il velo d’organza è un abito per un’opera d’arte-corpo. Il velo è quindi l’abito che veste questo corpo e che gli da voce, un’apparenza, un’identità sempre diversa, attraverso le immagini che su di esso sono realizzate, per questo non deve essere considerato come un mero supporto ma come un determinante mezzo espressivo che concorre nel significato dell’opera. Un velo che ogni volta mostra qualcosa, racconta qualcosa di diverso, ma che allo stesso tempo impone uno slancio agli osservatori che vogliono scoprire cosa vi si cela dietro. Il telaio in questo percorso si è evoluto diventando un corpo, un corpo che muta nella forma ma che resta sempre tale, un corpo che contiene al suo interno qualcosa. L’organza si adatta ai contenitori di legno delle opere tridimensionali come un abito sul corpo, assumendone le stesse caratteristiche. Contemporaneamente questa ricerca di spazio ha portato l’artista ad ampliare i progetti e ad affiancare alla realizzazione delle opere tridimensionali performance, installazioni e video-installazioni che coniugano a quest’ultime anche suoni e video proiezioni. Il video ha permesso lei di superare il concetto di contenitore reale presente nell’opera, acquisendo un contenitore virtuale (il video stesso), nel quale le immagini scorrono fluide, elastiche, pulsanti, vitali, leggere e semitrasparenti mantenendo così gli aspetti più tipici del mio lavoro. In questa dialettica tra contenitore-contenuto, velo-opera d’arte, abito-corpo si inserisce il tema della presenza-assenza del corpo stesso. La riscoperta delle sperimentazioni ha avuto per l’artista una tale importanza che al rapporto tra arte e abito (e quindi tra opera d’arte e corpo) ha voluto dedicare nel 2006, la sua tesi di diploma a conclusione del quadriennio in Accademia, questa tesi ha ri-cucito due parti di se stessa per troppo tempo disgiunte, scucite. Oggi terminato il Biennio di Specializzazione in Arti Visive e Linguaggi Multimediali, ha cucito con ancora più forza opera d’arte e corpo nella tesi “Videoinstallazioni tra Corpo – Spazio – Tempo”.

 

Federica Gonnelli,
ottobre 2013.